7 February 2013

Giovanni 4, 7-15 “Chi beve di quest’aqua non avrà più sete”



                        Il Vangelo ci riporta l’episodio della samaritana al pozzo di Sichem e fa cadere la nostra attenzione sul tema dell’acqua. Come si sa, l’acqua è l’elemento senza il quale è impossibile la sussistenza della vita. Nella Scrittura esso è sempre emblema di salvezza, sia quando sgorga prodigiosamente dalla roccia di Meriba, sia quando irrompe sulla terra violentemente a causare il “diluvio universale”. In quest’ultimo caso si qualifica come materia di salvezza in quanto è elemento che distrugge per rinnovare e rigenerare a vita nuova. In Cristo, l’acqua è elemento di salvezza definitiva, e della vita eterna.
                        Gesù è venuto a cercare e a salvare tutti. E va a incontrare le persone là dove si trovano, nei problemi in cui si dibattono. Così quel giorno vuole incontrare la samaritana, cioè una straniera, una scomunicata. Nella concezione dei Giudei, i Samaritani non erano oggetto di favori divini: la Samaria era sinonimo di impurità e di perversione. Ma Gesù non fa distinzione di persone, di razza, di religione, di situazione morale. Il “dono di Dio” è indirizzato a tutti e consiste nello stesso Gesù Cristo Signore e Salvatore, entrato nella storia per riconciliarci tutti in un solo uomo.
                        Gesù attende la samaritana al pozzo. Inizia un dialogo. Si fa bisognoso, chiede un favore: “Dammi da bere”. Anche il più grande peccatore può fare qualcosa per il più santo. Chiede alla donna un pò d’acqua: il Signore dell’universo si fa mendicante per dare all’uomo la possibilità di vivere la più bella caratteristica di Dio: il dono, l’essere per gli altri, il vivere per gli altri.
                        Gesù non giudica, non rinprovera. Ha solo il desiderio di parlare al cuore e di aiutare a trasformare la vita, e a salvare. E' venuto proprio per questo. Gesu dice, “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. Parla della sete fisica per far conoscere quella sete interiore, profonda quanto il pozzo, che fa spasimare ogni uomo e lo fa anelare alla sorgente della salvezza. Rivelando alla donna la vera sete che la tormenta, fa nascere in lei il desiderio, la richiesta libera e consapevole della  acqua che e’ vita eterna. Gesù, incontrando la Samaritana, comunica la vita che possiede in sé e la fa rinascere a vita nuova.
                        “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi ti chiede da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. “Chi beve dell’acqua che io darò non avrà più sete, e quest’acqua diventerà sorgente di vita eterna”. Gesù porta il discorso sul problema della vera sete della persona. Egli ricorda alla donna che la sete delle cose di quaggiù è solo una spinta a cercare in vano; tutto il mondo messo insieme non può riempire il cuore umano, non può risolvere il problema. Esiste un’altra acqua, esiste un’altra felicità: più piena, più vera, più autentica. Il cuore dell’uomo ha sete di infinito. L’esperienza di S. Agostino, S. Francesco e di tanti altri ci testimonia proprio questo. Sant’ Agostino ci dice, “ O Signore, il nostro cuore èinquieto finché non riposain te”.
                        Il Signore è l’acqua vera per la nostra sete, la risposta alle nostre inquietudini profonde. E l’acqua che Gesù darà è il battesimo, è la sua grazia e la sua forza. Il pozzo è per noi il fonte battesimale, è il fonte di grazia e di salvezza con l’amore infinito di Dio. Questo pozzo è il Cristo stesso, la roccia da cui sgorgano fiumi d’acqua viva per la nostra salvezza. Questo pozzo è il suo costato, da cui sgorgheranno sangue ed acqua che sono i sacramenti e la Chiesa!

                        Noi abbiamo tanta sete, aridità, interrogativi e problemi. Noi cerchiamo nella vita qualcosa che soddisfa la nostra sete di felicità. Gesù è seduto sull’orlo del pozzo, accanto alle nostre situazioni. Egli ci ricorda che esiste un’acqua viva, che è dono di Dio e ci invita a seguirlo. “Dio non è una goccia di gioia, è l’oceano infinito della gioia, della grazia e del perdono”. Sempre ci invita a rinnovare la nostra vita malgrado di nostri peccati.
                                   Vorrei raccontarvi la storia di un prete che voleva suiccidarsi per non aver vissuto una vita degna della sua chiamata. Lui va a salutare il suo amico prete e condivida con lui sta storia. Diceva che i suoi peccati erano cosi innumerovoli che non meritava lui il perdono di Dio. Suo amico ha risposto che la compassione di Dio e’ imparagonabilmente piu grande dei suoi peccati. Lui sempre ci offre il suo amore. Basta solo accetarlo. Ma il prete era inconsolabile e diceva che il suo cuore era come un secchio pieno di buchi,nel quale, Dio non poteva versare la sua grazia. Si perderbbe completemente. Ma il suo amico lo convince dicendo, forse il tuocuore è comequel secchio, ma una volta chesi buttanel oceanodell’amore diDio,non fa differenzase habuchio no, rimane affondato nelsuo amore.

                        Cari fratelli, Cristo è importatore, di gioia, perdono e di vita eterna e tali prospettive si riscontrano adesso in un solo termine, del tutto semplice che e’ ACQUA. Preghiamo “Signore dà anche a me la tua acqua, affinchè la mia vita sia sostenuta dalla tua grazia e dalla tua forza”.
Sia Lodato Gesù Cristo

Dn. Lijo Velliyamkandathil

3 comments:

  1. Auguri...Molto bene...

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  2. Caro Lijo, ho letto il tuo pensiero. Sei bravo...tanti auguri...Dio ti benedica

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