15 November 2012

REFLEZIONE SUL SAN GIOVANI 8:1-11



                        San Paolo narra quello che è capitato a lui, nella sua vita. Era un osservante rigoroso della legge antica, però ad un certo punto Gesù si è rivelato a lui, e questa rivelazione ha cambiato tutta la sua vita. Tutte le cose di prima le considero - dice Paolo- una spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in Lui con una giustizia diversa , che non è più la giustizia della legge ma la giustizia che viene soprattutto dalla mia fede in Gesù.

E anche Gesù stesso nel Vangelo ci presenta una cosa nuova, ci presenta la figura di Dio che ama tutti, che vuole la salvezza di tutti, che non vuole la condanna di nessuno.
E noi vogliamo proprio fermare la nostra attenzione su questa pagina del Vangelo, che certamente è una delle più belle pagine del Vangelo. Insieme al figliol prodigo, non c'è dubbio che, questa della adultera, è uno brano bellissimo, che ci riempie di gioia e di consolazione.
Un giorno Gesù è al tempio di buon mattino, circondato da gente che lo ascolta. Ad un certo punto arriva un gruppo di persone esagitato che trascina una donna, una donna che non ha nome, ha soltanto il nome della sua colpa: un'adultera. E la pongono lì in mezzo, e poi, con fare minaccioso nei confronti della donna, chiedono a Gesù: «Maestro ecco una donna che è stata sorpresa in adulterio, e Mosè vuole che donne di questo genere siano uccise, tu che ne pensi?».
Naturalmente nell'animo loro non c'è certo la volontà di sapere il pensiero di Gesù, quanto di metterlo in difficoltà.Il popolo ebraico aveva una certa libertà sotto il dominio romano, però non poteva uccidere nessuno. Lo dicono anche quando Gesù è nelle mani di Pilato, e Pilato (dice) « prendetelo voi e giudicatelo». Cosa dicono? «A noi non è lecito uccidere nessuno». Quindi se Gesù dice «uccidetela», va contro la legge dei Romani e può essere accusato; se invece dice di non ucciderla, allora vuol dire che è d'accordo con i Romani, quindi una risposta compromettente.
Gesù si mette a scrivere per terra, che è la prima volta ed è l'ultima, che si incontra nel Vangelo: Gesù in genere parla, non scrive, non ha scritto niente. Però, il fatto che è ripetuto due volte, significa che non è un fatto secondario. Molti si sono arrovellati un poco a pensare: «che cosa avrà scritto?» E' difficile dirlo. Con molta probabilità ha fatto riferimento a un detto del profeta Geremia, il quale dice che « il nome di quelli che si allontanano da Dio sarà scritto nella polvere, proprio perché si sono allontanati da Dio, che è fonte della vita».
In fondo è un gesto profetico, quello di Gesù, un gesto che sta a indicare come chi, in nome di Dio, vuole uccidere, in realtà si è allontanato da Lui, perché Dio è Dio della vita, non è Dio della morte.
I farisei insistono, Gesù è rimasto a scrivere, non ha voluto affrontare la folla inferocita, si è ripiegato in qualche modo su se stesso e, chinandosi, si mette a scrivere. Ma questi aspettano la risposta e allora, siccome insistevano, Gesù si alza, guarda attorno e dice: «Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei». C'è sempre uno che inizia e, naturalmente, chi inizia deve assumersi la responsabilità di tutto quello che avviene, perché poi gli altri, per imitazione gettano le pietre.In fondo Gesù invita a guardarsi dentro, ad essere responsabili: se sono in grado di scagliare questa prima pietra, se si sentono talmente a posto con la loro coscienza da poter fare questo gesto, a cui poi seguirà il gesto di tutti gli altri.
Se ne andarono - recita il testo - uno per uno, cominciando dai più anziani"; nessuno di loro, evidentemente, era senza colpa davanti a Dio; il Maestro non aveva specificato il genere di peccato, non aveva parlato di adulterio, aveva detto: "chi è senza peccato", e con ciò metteva tutti i peccati sullo stesso piano e ricordava ai presenti, a quegli scribi, maestri della legge e attenti alle Scritture, che in esso ogni peccato è adulterio, perché qualunque colpa l'uomo commetta è un tradimento dell'amore di Dio.
Quando Gesù dice quelle parole molto chiare - chi di voi si sente in coscienza di essere senza peccato e quindi di essere giusto, è quello che può lanciare la prima pietra - questi certamente non se ne vanno molto contenti, ma vanno via molto contrariati, e forse col desiderio di qualche rivincita in altre circostanze. Rimane soltanto Gesù e quella donna. Allora Gesù si alza - adesso vede la donna e le chiede : «Donna – la chiama donna – dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno. Gli altri non ti potevano condannare perché non erano senza peccato, però neanch'io, che sono senza peccato, ti condanno. Va' ed ora in poi e non peccare più».

Ed è bellissimo questo incontro tra questa donna, che rappresenta la miseria umana, e Gesù che è il Misericordioso, tra la miseria e la misericordia. E questo è bellissimo per quello che ci riguarda: il Signore non vuole la morte del peccatore. Quando Gesù scrive per terra, non scrive la condanna dell'adultera, e tanto meno la condanna degli scribi o farisei, la condanna di nessuno.
San Benedetto dettando le norme di vita per i suoi monaci parla di uno zelo buono che deve sempre animarli e di uno zelo cattivo da cui si debbono assolutamente tenere lontani. Per zelo si intende una passione forte che anima e determina le nostre scelte e il nostro agire: è buono quando cerchiamo innanzitutto Dio e la sua gloria, affermiamo concretamente il nostro amore per Lui e per il nostro prossimo, è cattivo quando prendiamo a pretesto lo stesso Signore, ma per negare la sua misericordia, per affermare il nostro orgoglio, per umiliare il nostro prossimo.

Gesù ha una sua missione da compiere: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui». Il giudizio, privato della volontà della salvezza e delle possibilità di redimersi, sfocia sempre in condanna, una condanna che assume spesso il colore di una sadica vendetta. Cristo invece aveva proclamato solennemente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Ora Gesù deve «chiamare» quella la povera donna, umiliata e confusa per il suo peccato e fatta oggetto di scherno; deve diventare il suo «medico», deve mostrarle la sua misericordia, ma prima ancora deve convincere i suoi accusatori, già pronti a scagliare la prima pietra contro la malcapitata. Ed ecco la sentenza: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». È così che Gesù pone a freno i nostri facili giudizi e le nostre sommarie pretese di giustizia. Cambia radicalmente l'oggetto delle nostre attenzioni: non più il peccato degli altri, non più il desiderio di condannare, lapidare e giustiziare gli altri, ma l'onestà nel guardare noi stessi, scoprire il nostro peccato, quello che frena la nostra mente e la nostra mano dallo scagliare pietre contro gli altri e la indirizza verso noi stessi per batterci il petto.

Gesu non è venuto per condannare ma è venuto per salvare. Il Signore che si incontra con la nostra miseria e ci perdona...Ed è questo il bello, è questo che ci dà veramente conforto.
Il Signore non condanna, assolutamente, il Signore perdona. La nostra miseria, quando si incontra con la misericordia di Dio, può essere serena. Perché? Perché trova Chi riesce a comprendere, Chi riesce a capire, soprattutto Chi riesce a perdonare. E noi, in questa ora davanti al santisimo, vogliamo proprio pregare il Signore per questo, perché ci faccia conoscere la Sua misericordia, che si rivela nel perdono che è disposto a darci.
Sia lodato Gesu Cristo

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